Storia della reflessologia

 

La reflessologia non è una tecnica originaria dell’Oriente, come si è sempre creduto, ma ci sono prove che abbia radici sia in Oriente che in Occidente, sia in Africa che in America; ci sono segni e prove palesi che molti popoli antichi fossero a conoscenza  della possibilità di agire sui nostri organi interni attraverso i piedi.

Nel 2800 a.C. nasce l’imperatore cinese Yiu  che “si dice sia stato concepito dalla madre mentre camminava a piedi scalzi sulle orme di un gigante”. Nella tradizione taoista troviamo una tavola, denominata Zu Toi To, che raffigura un feto sulla pianta del piede, e che evidenzia pertanto la stretta correlazione fra il piede e gli organi e apparati del corpo umano.

Nel 480 a. C. Confucio approfondisce il massaggio del piede a livello filosofico.

 

In Egitto, a Saqquarah, all’interno della tomba di Akhmahor, detta la tomba del medico, che risale all’inizio della VI Dinastia (circa 2330 a.C.), è stata trovata una pittura murale raffigurante il “medico” (si suppone) mentre stimola i piedi e le mani di un paziente. I geroglifici tradotti da esperti egittologi riportano questa frase “…guariscimi, ma non farmi male..”.

 

In America la reflessologia era conosciuta e praticata presso diverse tribù indigene.

Per secoli le tribù Cherokee del North Carolina hanno riconosciuto l’importanza del ruolo che ha il piede nel mantenimento dell’equilibrio fisico, mentale e spirituale e ancor oggi , il “Clan dell’Orso” che vive alle pendici dei monti Allegheny, custodisce e pratica le antiche tradizioni dei guaritori.

 

In Italia, nel 1500 lo scultore Benvenuto Cellini, scrisse nella sua autobiografia di essere stato trattato “per dolori diffusi nel corpo, mediante robuste pressioni sulle dita delle mani  e dei piedi”.

Nell’ Europa centrale, intorno al 1582, i medici Adamus e A’tatis scrissero un libro sulla Terapia zonale descrivendo metodi molto simili alla reflessologia.

In Inghilterra, intorno al 1890, Sir Henry Head, Dottore e ricercatore, condusse studi neurologici sui punti riflessi, e scoprì che alcune zone della pelle sviluppavano una ipersensibilità alla pressione quando un organo, collegato a tali zone da terminazioni nervose, non funzionava in modo efficiente.

 

Nel 1912 questa tecnica viene riportata all’attenzione del mondo occidentale da William M. Fitzgerald, otorinolaringoiatra, nato negli Stati Uniti, che lavorò a Londra e a Vienna. Le sue osservazioni e scoperte su certi effetti, soprattutto analgesici, ottenuti esercitando delle pressioni in punti ben precisi delle mani e dei piedi, diedero l’avvio a quella che è oggi la moderna reflessologia.

Nel 1917 Fitzgerald pubblicò un libro molto interessante sulle sue scoperte, intitolato: “Terapia zonale, come alleviare il dolore a casa propria”. Non ebbe molto successo nel mondo medico, tranne che per il Dott. J. Riley e per la sua assistente Eunice Ingham che approfondirono il lavoro di Fitzgerald mettendo in rapporto i punti sensibili dei piedi con l’anatomia dell’organismo, e tracciando una prima mappa delle zone del piede posti in relazione con gli organi del corpo umano. Da una prima fase sperimentale si passò ad un assetto tecnico e sistematico e, con poche modifiche, tale mappa è giunta fino a noi.

 

In Europa la tecnica reflessologica si è consolidata intorno al 1960 grazie all’opera di alcune allieve della Ingham, come Hanne Marquardt in Germania e Doreen Bayly in Gran Bretagna.

 

In Italia la Reflessologia viene introdotta da Elipio Zamboni, massofisioterapista e fisioterapista diplomato in Reflessologia nel 1974 presso la scuola di Hanne Marquardt. Zamboni nel 1987 fonda la Federazione Italiana Reflessologia del Piede, che si propone di promuovere lo studio, la diffusione, lo sviluppo e la ricerca della reflessologia plantare. La sua opera ha contribuito a gettare le basi della Scuola Triennale di Reflessologia Plantare con sedi in diverse città italiane.

 

La F.I.R.P. si è consolidata negli anni, ed è parte attiva della I.A.S. (Interassociazione Arti per la Salute), del CoLAP (Coordinamento Libere Associazioni Professionali) e del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro)  e, a livello europeo, del R.I.E.N. (Associazione Europea dei Reflessologi).

 

(Tratto da www.firp.it)